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NEL MONDO DELLE ECCELLENZE ITALIANE.

albo d'oro

Dina

Ravera

Top manager e imprenditrice
Direttore generale in 3Italia
Unica donna ad aver ricoperto la presidenza di ASSTEL
Mentor per B Heroes
dal 2020 è Presidente degli Istituti milanesi Martinitt, Stelline e Pio Albergo Trivulzio

capitoli

L'eredità di mia madre

Nata in una piccola città del Piemonte, Cuneo, nel 1966, ho avuto il privilegio di crescere con una madre che, pur avendo solo la terza elementare, incarnava la saggezza e la forza delle donne che hanno vissuto sfide quotidiane. Un giorno, a otto anni, quando stavo iniziando a diventare consapevole della realtà che mi circondava,  notai che un’amica della mamma, che era anche mamma della mia migliore amica, aveva sempre lividi sul viso. Con l’innocenza di una bambina chiesi a mia madre: “Perché Anna è sempre tutta blu?”

La sua risposta fu: “Anna non ha la possibilità di essere indipendente, deve restare in quella casa, c’è il marito che la tratta male, ma lei non può scegliere di andarsene.” E aggiunse, con il tono dolce e saggio che la caratterizzava, una frase che è rimasta incisa nella mia memoria: “L’unico modo per evitare questo è studiare. Se un giorno ti troverai nella situazione di Anna, devi avere un’alternativa.”

Questo consiglio, dato con estrema sincerità, mi fece capire l’importanza dell’indipendenza e dell’istruzione. Lei, che aveva sempre desiderato lavorare, ripeteva spesso a me e alle mie due sorelle: “Io non volevo fare la casalinga, adoravo lavorare in conceria a Cuneo, dove ci si divertiva, si cantava tutte insieme. Purtroppo la vita mi ha costretto.” Il suo mondo di sorellanza era finito con il matrimonio: a quei tempi era così. L’uomo lavorava e la donna doveva tirar su i figli. Mio papà faceva l’idraulico mentre la mamma si occupava di noi e, nel tempo libero, faceva l’uncinetto o il mezzo punto. Non le piaceva e continuava a ripeterci: “Voi cercate un domani di avere la libertà di non fare l ‘uncinetto e di non fare il mezzo punto.”

È sempre stata una donna dolcissima, che adorava mio papà e mio papà adorava lei. Entrambi con la terza elementare, non parlavano nemmeno l’italiano. E io, come loro, da bambina parlavo il dialetto. Le parole di mamma, semplici eppure molto potenti, mi hanno indotto a costruire una vita in cui potessi scegliere liberamente, senza dover dipendere da nessuno. La sua forza e la sua fiducia in me sono state la prima spinta verso la mia realizzazione personale e professionale e sono dove sono grazie a lei.

 

E devo dire che sono grata anche a mio padre. Ascoltava le parole di mia madre con dolcezza, senza l’aggressività che alcuni uomini avrebbero potuto manifestare in quelle circostanze. Non si opponeva, non diceva che mia madre sbagliava nel volerci trasmettere l’importanza dell’indipendenza. Al contrario, la sosteneva. Ricordo che, nei fine settimana, quando poteva evitare di andare sui cantieri, si dedicava alla casa. Lui, che poi purtroppo è morto a causa di un tumore legato all’amianto, in quei giorni si trasformava in un uomo di casa premuroso. Prendeva noi figlie e ci mettevamo tutti insieme a fare gli gnocchi, creando un momento di condivisione speciale. In quelle due giornate, mio padre regalava a mia madre il piacere di essere servita e coccolata, lasciandole un po’ di tregua dalle fatiche quotidiane. Era il suo modo di dimostrare affetto e rispetto per il sacrificio che lei aveva fatto per la nostra famiglia.

Credete in voi stessi, abbracciate il cambiamento e siate pronti a mettervi in gioco. Questa è la strada per il successo personale e professionale; una strada che ho percorso, e continuo a percorrere, con tutta la forza di cui sono capace.

Dina Ravera - nomination articolo

L'incontro più importante della mia vita

Dopo aver completato la scuola superiore e aver conseguito il diploma di ragionera, come mia sorella maggiore, ero davvero orgogliosa di aver ottenuto il massimo dei voti. Mi sentivo già una ragazza realizzata e pronta a entrare nel mondo del lavoro. La mia famiglia non aveva grandi aspettative in merito agli studi, e io stessa non avevo mai pensato di proseguire oltre. Il mio destino sembrava chiaro: lavorare subito. Poi un giorno d’estate lessi per caso un annuncio su un giornale di Cuneo che cambiò il corso della mia vita. Non ricordo chi offriva a un diplomato per provincia la possibilità di trascorrere una settimana a Milano, all’Università Bocconi di Milano, per percorsi di orientamento. Non conoscevo il nome di quella università e non avevo mai pensato di frequentarne una, ma qualcosa mi spinse a fare domanda. Con mia grande sorpresa, fui scelta.

Partii per Milano senza aspettative particolari: non conoscevo il contesto e l’idea dell’università non mi interessava particolarmente. Io ero una ragazza di provincia, diplomata in ragioneria, e vedevo quel mondo come qualcosa di estraneo.

Arrivò l’ultima serata, con un evento speciale al Castello Sforzesco, e lì avvenne l’incontro che cambiò tutto. Una donna si avvicinò a me e mi disse: “Sai, Dina, anch’io ho fatto l’istituto Bonelli di Cuneo. Mi chiamo Marisa e volevo chiederti cosa fai adesso“. Io, orgogliosa del mio percorso, le risposi: “Sono ragioniera”. E lei, con un sorriso gentile ma deciso, mi disse: “Anch’io ho fatto ragioneria, ma tu non devi fermarti qui, devi andare avanti”. Rimasi senza parole. Non capivo perché quella donna mi stesse dicendo di non fermarmi al diploma. Mi disse persino di andare dalla mamma per raccontarle che Marisa mi aveva detto di continuare a studiare.

Quando tornai a casa, iniziai a chiedermi chi fosse davvero quella Marisa. Così, andai a chiedere informazioni ai figli dei professionisti di Cuneo, avvocati e medici, i veri “ricchi” della mia città. Loro mi spiegarono chi era Marisa Bellisario: una delle donne più influenti nel mondo del business, anzi, la prima top manager italiana, CEO di Italtel. Mi dissero che ero stata di fronte a una figura straordinaria e solo allora compresi la portata di quell’incontro. Tornai da mia madre e le dissi che volevo diventare come quella donna. Lei non sapeva esattamente cosa volesse dire, ma mi rispose: “Se ti paghi gli studi, puoi fare quello che vuoi”.

Così decisi di iscrivermi a ingegneria elettronica a Torino. Da ragioniera mi ritrovai tra gli studenti di ingegneria, lavorando per mantenermi agli studi. Quando arrivai all’università, eravamo solo tre ragionieri in un mare di liceali. Mi resi conto subito della difficoltà del percorso: analisi 1 e 2, trigonometria, erano materie che non avevo mai nemmeno sfiorato. Era un mondo nuovo e complesso e le sfide erano tante. Di donne, in quel corso, eravamo solo una decina. Col passare dei mesi i ragionieri, tranne me, abbandonarono e anche le poche ragazze se ne andarono. Ma io non mi sono arresa. Quell’incontro con Marisa mi aveva dato una determinazione che non avevo mai conosciuto prima e ho continuato a lottare per realizzare quel futuro che lei aveva visto in me.Marisa è stata il mio mentore, una figura che ha plasmato la mia visione del futuro, e oggi sento il dovere di restituire quello che ho ricevuto, aiutando altre donne a realizzare i loro sogni, proprio come lei ha fatto con me.

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Castello Sforzesco a Milano
Marisa Bellisario
Marisa Bellisario

Il percorso da manager

Ottenuta la laurea in Ingegneria Elettronica al Politecnico di Torino, ho seguito il richiamo di nuove sfide, decidendo di arricchire il mio bagaglio di conoscenze con un master in Business Administration all’INSEAD di Fontainebleau, un’esperienza che mi ha aperto le porte a un mondo di opportunità globali. La mia carriera poi ha preso il volo con McKinsey & Company, una delle più prestigiose società di consulenza strategica al mondo. Qui ho trascorso dieci anni, viaggiando in tutto il mondo, immersa in progetti stimolanti che mi hanno insegnato a navigare tra strategie complesse e decisioni aziendali cruciali.

Poi ho deciso di mettere le mie competenze al servizio di un settore vitale: le telecomunicazioni. In 3 Italia, per sedici anni,  ho scalato tutte le posizioni fino a diventare Direttore Generale, poi sono stata Merger Integration Officer in WIND Tre. Ho guidato la fusione tra Tre e Wind e ricoperto il ruolo di Presidente di AssTel, l’Associazione nazionale telecomunicazione, per due mandati. Mentore di numerose startup, ho offerto supporto e guida a tanti giovani imprenditori.

Ho gestito fino a 6.000 persone. Ma fare il manager, alla fine, significa fare l’allenatore e non importa se stai gestendo 5, 100, o 6.000 persone: il principio è lo stesso. Il bravo manager non oscura nessuno, valorizza tutti.

Che la squadra sia piccola o grande, i limiti li vedi comunque, li senti. E il tuo compito è trasferire i giusti valori, quelli che fanno la differenza. Se condividi con loro i valori fondamentali – come alzarsi al mattino con il sorriso, ascoltare e rispettare le persone, e soprattutto capire dove ciascuno è più bravo – allora hai costruito una squadra solida. E non si tratta solo di far fare il lavoro, ma di capire davvero dove una persona eccelle e supportarla in quello

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Lady turismo

Oggi sono Presidente e azionista di riferimento di Destination Italia Group, una delle principali realtà traveltech italiane nel settore del turismo incoming di qualità. La società è quotata in borsa e nel mio ruolo ho la fortuna di unire la mia passione per i viaggi con la capacità di innovare, creando esperienze uniche per i visitatori del nostro Paese. Questo passaggio da manager a imprenditrice mi ha dato una nuova libertà: quella di lasciare un segno nel mercato. Alcuni mi hanno soprannominato “Lady Turismo” e devo dire che non mi dispiace affatto.

Il mio viaggio in questo settore è iniziato in modo quasi casuale, quando un grande gruppo mi ha affidato la guida di una società nella quale credeva molto. Inizialmente non avrei mai immaginato che quel passo mi avrebbe portato dove sono oggi, dando vita a una visione precisa: trasformare l’Italia in un centro globale del turismo, valorizzando le sue componenti identitarie. Nessun altro Paese al mondo può vantare un tale patrimonio di bellezza e ricchezza culturale.

Per me, il turismo italiano deve puntare su una crescita sostenibile, basata su qualità, autenticità e tutela del territorio. Sono convinta che i piccoli borghi, le eccellenze enogastronomiche e i “turismi di nicchia”, ancora così poco valorizzati, debbano essere al centro dei nostri obiettivi di business. Un esempio emblematico è Naso, lo storico borgo siciliano da cui partì il nonno di Lady Gaga. In questo borgo si sono tenuti gli Stati Generali dell’ospitalità di lusso in Sicilia, un evento a cui ho partecipato con grande convinzione. Naso rappresenta ciò che l’Italia può offrire: un mosaico di bellezza e autenticità che merita di essere portato al centro della scena mondiale.

Il mio obiettivo è che tutto il nostro Paese segua questo esempio e diventi la prima meta turistica al mondo. Per far sì che ciò accada, dobbiamo utilizzare strumenti potenti. La tecnologia, e in particolare le piattaforme basate sull’intelligenza artificiale, rappresentano una chiave fondamentale per raggiungere vette di eccellenza. Solo con una maggiore integrazione dei processi e l’uso di software all’avanguardia possiamo davvero rendere il turismo italiano competitivo a livello globale.

Oggi guardo avanti con una visione che abbraccia innovazione e sostenibilità. Credo fermamente che il futuro del nostro Paese risieda in una fusione armoniosa tra la sua bellezza intramontabile e la tecnologia più avanzata. Ancora una volta, mi trovo non solo a immaginare il futuro, ma a guidare il cambiamento, come solo chi è determinato a fare la differenza può fare.

Guardando indietro, vedo una storia di sfide superate, opportunità colte e incontri con persone straordinarie che hanno arricchito la mia vita in modi che non avrei mai potuto immaginare. Questo cammino rappresenta il mio tributo alla speranza di creare un mondo migliore, un viaggio che mi riempie di orgoglio e soddisfazione ogni giorno.

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