Enrico Vaime: Raccontare la vita con leggerezza e profondità

Un ritratto ironico e lucido di Enrico Vaime, autore e maestro della parola. Scopri la sua storia nella nuova puntata del Podcast di Eccellenze Italiane.

Ci sono incontri che restituiscono al pubblico il senso profondo della leggerezza, quella intelligente, mai superficiale.
L’incontro tra Piero Muscari e Enrico Vaime, protagonista della 31ª puntata del podcast di Eccellenze Italiane, è uno di questi.

Vaime, autore, scrittore, giornalista e intellettuale acuto, ha attraversato più di sessant’anni di cultura italiana, firmando alcuni dei programmi più amati della radio e della televisione, da Canzonissima a Fantastico, fino al cult radiofonico Black Out.
Con la sua ironia elegante e la sua visione lucida, ha saputo raccontare il Paese come pochi, trasformando la leggerezza in una forma di pensiero.

Una vita tra musica, parole e libertà

Nato a Perugia nel 1936, Enrico Vaime ricorda la sua infanzia come “una famiglia simpatica, forse non perfetta, ma capace di farmi sentire protetto e ascoltato”.
Da bambino era considerato un piccolo talento del pianoforte, studente al Liceo Musicale “Francesco Morlacchi”. Ma a nove anni, pur di non subire più quella che definiva “una visione punitiva della musica”, si ferì volontariamente una mano per smettere di suonare.
“Mi sono salvato io – racconta con ironia – e si è salvata la musica da un’invasione spericolata.”

Il suo sguardo ironico sulla vita nasce già lì, nella capacità di non prendersi troppo sul serio e di affrontare con spirito critico l’Italia che lo circondava: “Da bambino mi vestirono da gerarca nano, e già allora capii il potere devastante del fanatismo e la perdita del senso del ridicolo.”

La RAI, la scrittura e la libertà dell’autore

Dopo l’università a Napoli, Vaime entra in RAI grazie a un concorso al quale parteciparono trentaseimila persone.
“Ci presero in cinquanta. Non so come ci riuscii, fu un piccolo miracolo.”
Resta in azienda per tre anni, ma presto si accorge che quella struttura rigida, ancora segnata da un’impostazione post-fascista, non fa per lui: “Era un sistema difficile da gestire, pieno di ipocrisia e paura. Ho resistito tre anni, poi mi sono dimesso.”

Da lì nasce il suo percorso da autore libero, capace di attraversare i generi con intelligenza e ironia.
“Ogni lavoro è un’avventura. Non esiste una formula per scrivere. Ogni volta si ricomincia da capo.”

Per lui la radio è sempre rimasta il luogo ideale della fantasia:

“La radio ti dà ciò che la televisione ti toglie: la possibilità di sognare. È un mezzo straordinario perché chi la fa, anche se non appare, diventa protagonista.”

Il merito, la cultura e l’Italia di oggi

Lucido e pungente anche quando parla del Paese:

“L’Italia ha paura del merito, perché il merito costringe gli schiavi a comportamenti più faticosi.”

Eppure, nelle sue parole, c’è sempre un residuo di speranza.
Per Vaime, l’eccellenza non è solo competenza o talento, ma un modo di vivere e di guardare il mondo:

“L’eccellenza è la spensieratezza del Paese, che può sembrare un difetto, ma è anche un pregio. Noi italiani non abbiamo la pesantezza dei teutonici, e questo ci salva.”

Un’eredità culturale e morale

Vaime non ha mai nascosto la sua riconoscenza verso i maestri che lo hanno formato – Marcello Marchesi, Ennio Flaiano, Zavattini, Bianciardi – “uomini straordinari che non avevano nessuna intenzione di fare i maestri, ma lo sono stati.”

L’autoironia era la sua cifra, l’intelligenza il suo strumento, la libertà la sua regola.
“Ho dato quattordici dimissioni nella mia vita. Mi sono anche fatto raccomandare per dimettermi. È stato il mio modo per restare libero.”

Nel finale dell’intervista, quando Piero Muscari gli chiede cos’è per lui l’eccellenza, Vaime risponde con quella sua saggezza lieve che sa ancora colpire:

“L’eccellenza è la leggerezza del Paese. Forse il meglio è passato, ma noi speriamo sempre di no.”

Guarda la puntata completa sul canale YouTube di Eccellenze Italiane: https://youtu.be/SXh-DZE3JC4

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