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Fucsia Fitzgerald Nissoli e i giovani italiani negli USA

Fucsia Fitzgerald Nissoli, Una settimana tra i giovani italiani negli USA

L’On.Fucsia Fitzgerald Nissoli racconta l’esperienza del viaggio a Seattle e in Alabama e l’importanza del programma “Cervelli in viaggio“. È stata una settimana intensa di incontri con giovani pieni di speranza e di amore per l’Italia; momenti belli di umanità e politica che mi danno la forza di lavorare  con ancora più convinzione per il mio Paese,  il Paese che noi tutti italiani all’estero portiamo sempre nel cuore, in qualsiasi contesto.

Visitando con il console onorario Franco Tesorieri gli ambienti di vita degli italiani di Seattle ho avuto modo di apprezzare una Comunità vivace e che potrebbe dare tanto all’Italia, a cominciare da quei giovani che hanno lasciato la terra d’origine per fare un’esperienza all’avanguardia nell’information technology. A New York il progetto “Cervelli in viaggio” di Massimo Veccia.

Questa settimana, ho fatto visita ad alcune Comunità italiane negli Stati Uniti. In particolare, a Seattle, assieme al Console onorario Franco Tesorieri, ho incontrato i giovani ricercatori che lavorano nei vari contesti tecnologici di questa città, come quello di Microsoft. Ci tengo  particolarmente a ringraziare Franco Tesorieri perché da molto tempo si è impegnato per la Comunità italiana anche sul piano culturale, costruendo un luogo di incontro come l’Associazione Il Punto e cercando, quindi, di levare ponti verso la madrepatria. Visitando con lui gli ambienti di vita degli italiani di Seattle ho scoperto il suo attaccamento agli italiani dello stato di Washington ed allo stesso tempo ho avuto modo di apprezzare una Comunità vivace e che potrebbe dare tanto all’Italia, a cominciare da quei giovani che hanno lasciato la terra d’origine per fare un’esperienza all’avanguardia nella terra dell’information technology. Incontrando questi giovani, mi sono resa conto ancora di più di quanto sia necessario lavorare per costruire un Sistema Italia in grado di assicurare la possibilità del ritorno a coloro che hanno fatto esperienze di lavoro all’estero. Bisogna valorizzare il capitale umano che abbiamo in Italia creando condizioni migliori per chi vuole rimanere e favorire chi vuole tornare con progetti che possano attirare coloro che hanno avuto esperienze, che vogliono condividere in Patria e metterle nel circuito del  nostro Paese con  competenze e professionalità maturate all’estero. L’Italia ha un debito di gratitudine verso di loro, perché dopo aver studiato duramente in patria hanno fatto la difficile scelta di lasciare gli affetti e la terra di origine per trovare realizzazione professionale altrove. Ecco, io sogno il giorno in cui non dovremo dire più che siamo in presenza di una fuga di cervelli ed in cui ci sarà la possibilità per questi cervelli di andare e venire come lo ritengono meglio in un sistema in grado di favorire la dimensione internazionale delle nostre attività di ricerca e di produzione.

Purtroppo, oggi, ci troviamo di fronte ad una Italia che stenta a riprendersi ed in cui la disoccupazione attanaglia ancora la società e molti giovani che hanno studiato non riescono a trovare sbocco professionale nel settore che è loro proprio. Dopo che si sono formati a spese del nostro sistema universitario, migliaia di giovani ad alto know how, sono costretti a partire per i Paesi del Nord Europa e per il Nord America per trovare una occupazione adeguata alle loro conoscenze. Questo perché gli investimenti in ricerca ed in alta tecnologia in Italia sono scarsi. Oggi, infatti, non partono solo quelli provenienti dalle regioni del sud ma anche quelli del nord, mentre il numero dei residenti all’estero arriva a quasi 5 milioni. Penso che i giovani che ho incontrato siano parte essenziale del futuro dell’Italia e mi piacerebbe che la loro esperienza fosse utile all’Italia per migliorare il suo percorso sulla strada dell’innovazione, perché, e ne sono convinta, un Paese moderno perde la sfida della globalizzazione se non è in grado di essere competitivo nei settori altamente tecnologici, e di regolarli secondo un utilizzo buono per il genere umano.

Devo dire che ci sono progetti che vanno nella direzione di arginare la fuga di cervelli, costruendo percorsi formativi all’estero e poi reinserendoli in Italia, come il Progetto “Cervelli in Viaggio”, promosso da Massimo Veccia, che ha visto l’avvio il 12 settembre 2016, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, ed ora ha concluso la sua fase americana con una cerimonia presso il Consolato Generale d’Italia a New York, sostenuti dalla sensibilità istituzionale del Console Generale, Ministro Francesco Genuardi, e da quella della Dott.ssa Silvana Mangione, Vicesegretario generale per i Paesi anglofoni extra europei del CGIE. Si tratta di giovani che hanno avuto modo di conoscere una realtà diversa da quella di origine, studiare l’inglese e fare esperienza nel mondo del lavoro americano. Uno stage molto importante, secondo me, perché aiuta ad entrare preparati sia nel mondo dell’impresa che si affaccia ed opera nei contesti internazionali sia di apportare in contesti produttivi italiani un bagaglio di best practice che può essere utile per il miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza delle strutture aziendali. Dunque non più cervelli in fuga, ma cervelli che vanno all’estero per conoscere realtà nuove e poi tornano in patria per mettere in pratica le innovazioni che sono entrate nel loro bagaglio formativo e culturale. Nuovi approcci che potranno essere utili nella terra di origine, in questo caso il Lazio, per meglio operare in un contesto economico che è sempre più caratterizzato dalla dimensione globale delle opportunità, perché ritengo che l’apertura al mondo sia positiva.

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